Acido succinico nel vino: formazione, ruolo sensoriale efattori che ne influenzano la produzione

Nel mondo del vino ogni dettaglio conta. E quando parliamo di equilibrio, struttura e persistenza

gustativa, spesso ci concentriamo su fattori ben noti: varietà dell’uva, terroir, tecniche di

vinificazione. Ma c’è un protagonista silenzioso che merita attenzione: l’acido succinico.

Non presente nell’uva, ma generato durante la fermentazione alcolica, questo acido organico

contribuisce in modo determinante alla pienezza, alla sapidità e all’acidità fissa del vino. In

un contesto enologico sempre più sfidante – tra uve ricche in zuccheri e povere in acidità, e

cambiamenti climatici che accelerano i tempi di maturazione – conoscere il comportamento

dell’acido succinico può fare la differenza tra un vino piatto e uno vibrante.

In questo articolo analizzo come si forma, quali sono i fattori che ne influenzano la

produzione, e perché può rappresentare una leva strategica per l’equilibrio sensoriale dei

vini moderni, soprattutto in presenza di alte gradazioni alcoliche e scarsi tenori di acido malico.

Che cos’è l’acido succinico e perché è importante nel vino

“L’acidità dell’uva è composta principalmente da due acidi dicarbossilici: l’acido L-(+)-tartarico e

l’acido L-(–)-malico.

Durante la maturazione si assiste ad una diminuzione del tenore di questi due acidi,

diminuzione che è proporzionale al calore esterno: è per questo motivo che negli ultimi 20 anni

le acidità totali sono via via diminuite.

Molte varietà perdono forti tenori di acido malico, che alla raccolta può addirittura arrivare al di

sotto di 1 grammo/litro. L’acido tartarico oltre ad essere consumato per via metabolica nell’uva

viene ad essere attaccato dal potassio, che lo precipita: i tenori di potassio parimenti sono

aumentati nel corso degli anni, arrivando a superare i 2 grammi/litro.

In vinificazione è perciò normale assistere ad un ulteriore calo dell’acidità del vino. Tuttavia vi è

un acido che non è presente nell’uva e che viene formato durante la fermentazione alcolica ad

opera dei lieviti: tale acido è il succinico

Come Saccharomyces cerevisiae produce acido succinico

durante la fermentazione

L’acido succinico (da succinum, ambra) è il più debole degli acidi non volatili presenti nel vino,

avendo una pka di 4,15, mentre l’acido L (+) tartarico ha una pka pari a 2,89, l’acido L (-) malico

di 3,40, il citrico di 3,13 e l’L (+) lattico di 3,86.

L’acido succinico è quindi 18 volte meno forte del tartarico, 6 volte meno forte del malico, 10

volte meno forte del citrico e quasi 2 volte meno forte del lattico; la sua scarsa propensione alla

dissociazione in acqua rispetto agli altri acidi del vino è dovuta alla natura alifatica dei due

carbonii centrali, come si può vedere in figura 1.

L’acido succinico (AS) è l’acido maggiormente prodotto durante la fermentazione del glucosio in

etanolo. Analisi fatte nel campo della panificazione evidenziano come da 100 grammi di farina il lievito

Saccharomyces cerevisiae produca fino a 2 grammi di acido succinico, determinando un

significativo abbassamento del pH dell’impasto, da pH 5,8 a 4,8 (Vinay B. Jayaram, et al.).

La tendenza di Saccharomyces cerevisiae ad acidificare i mezzi zuccherini tramite la

fermentazione alcolica si svela in modo peculiare in svariati campi delle biotecnologie: sebbene

il lievito S.c. non possa essere definito acidofilo, in quanto sviluppa a pH ottimali tra 4 e 5, è

stato ampiamente dimostrato come esso svolge la propria attività sino a pH 2,5 come si vede

nella figura sottostante.

La tendenza del lievito a produrre AS è stata riconosciuta anche nella trasformazione da mosto

a vino.

Differenze tra acidità fissa e acidità totale: il ruolo dell’acido

succinico

L’AS (’acido succinico) partecipa in modo sostanziale all’acidità fissa del vino e, dato che il suo

peso molecolare è pari al 78% di quello dell’acido tartarico, sovente l’incremento in acidità totale

dovuto all’acido succinico è di oltre 1 punto, ovvero dal 15 al 20% della somma degli acidi.

L’AS approssimativamente ammonta al 90% dell’acidità prodotta dal lievito, mentre il restante

10% è dato dall’acido D (-) lattico. Nei vini bianchi l’AS è presente da 0,1 fino a 1,6 g/L con valore medio pari a 0,6 g/L, mentre nei

vini rossi è presente in tenore doppio, mediamente 1,2 g/L con picchi di 2,6 g/L (3,3 g/L di

acidità totale). Si può dunque affermare che nei vini bianchi l’acido succinico è il terzo acido in ordine di

presenza, mentre nei vini rossi può addirittura essere il secondo, specialmente nei vini che

derivano da uve povere in acido malico (fenomeno sempre più frequente a causa del clima

torrido). Per apprezzare davvero l’incremento dell’acidità in un mezzo fermentato è necessario sottrarre

l’influenza del potassio. Nel mosto la presenza di tenori di potassio superiori a 1,5 g/L determina

una forte salificazione dell’acido tartarico che origina il sale acido “bitartrato di potassio”; tale

sale precipita, eliminando dal mezzo oltre di 2 g/L di acidità totale.

Perciò la formazione di acido succinico viene mascherata dalla diminuzione di acidità totale.

Ceppi di lievito e condizioni ottimali per aumentare la

produzione di acido succinico

Nel caso in cui Saccharomyces cerevisiae fermenti un mezzo privo di acidi, ovvero una

soluzione idro-zuccherina, si riscontra un abbassamento del pH dalla neutralità verso un valore

inferiore a 3 (prove sperimentali su svariati ceppi). La produzione di 1,6 g/L di acido succinico in

un mezzo acquoso porta il pH da 7 a 2,95; alcuni lieviti lavorando su un mezzo acquoso

possono portare il pH sino a 2,60, con una produzione di 10 g/L di acido succinico.

La tendenza del lievito a produrre questo acido in grosse quantità in presenza di pH di partenza

elevati può essere interpretata come un tentativo dello stesso di abbassare il pH sino a

condizioni tali da porsi in un campo di sicurezza rispetto alla competizione con altri

microorganismi non acidofili (intendiamo come acidofilo un microorganismo che sviluppa a pH

inferiore a 3).

Nelle uve povere in acido L (+) tartarico e ricche in potassio questo sforzo è vanificato

dall’etanolo che insolubilizza il bitartrato di potassio e in misura minore il tartrato di calcio.

Il ruolo dell’acido succinico nei vini da uve mature e con alta gradazione alcolica

Molto spazio è stato dato alla (più o meno presunta) produzione di acido malico da parte di

alcuni ceppi di Saccharomyces cerevisiae o bayanus, ma questa produzione è di peso assai

minore rispetto alla produzione di acido succinico.

Se vi fosse una forte produzione di acido malico da parte del lievito, i vini al termine della

fermentazione dovrebbero presentare un tenore significativo di questo acido, mentre invece

sempre più spesso si osservano tenori in acido L (-) malico inferiori a 1 g/L sia nei vini bianchi

che nei vini rossi (Pinot Grigio e Merlot in primis).

Nello specifico è facile capire quale sia la produzione microbiologica dell’acido malico e

dell’acido succinico monitorando questi due acidi con analisi enzimatiche o cromatografiche:

verrà quindi facilmente dimostrato come in qualsiasi fermentazione alcolica la produzione di

acido malico è di gran lunga minore rispetto alla produzione di acido succinico.

È stato invece ampiamente dimostrato come i l’acido L (-) malico possa anzi essere consumato

dal lievito, via ciclo di Krebs. L’importanza dell’AS nell’incremento dell’acidità fissa del vino

durante la fermentazione alcolica è stata ormai confermata dagli enologi di tutto il mondo, e in

special modo nel Nuovo Mondo, in Australia, Sud Africa, California.

Effetto dell’acido succinico sul gusto del vino: pienezza, sapidità e persistenza

L’acido succinico non è un acido fresco e tagliente come il malico, ma è piuttosto salino e

amarognolo e dà un notevole contributo alla pienezza del vino e alla sua persistenza al palato.

Il suo estere, il dietil succinato, è particolarmente presente nel Cabernet Sauvignon e nel Tinta

Nigra sino a oltre 1 grammo/litro, ma con un valore medio di 200 mg/L conferendo un carattere

fruttato, tendente verso la mela dolce e il melone. L’etil succinato è un altro estere di questo

acido e conferisce note fruttate; anche questo estere può essere presente in quantitativi

prossimi al grammo.

La formazione di acido succinico si origina dagli zuccheri e dagli amminoacidi. Oltre che dalla

varietà dell’uva il tenore in acido succinico nel vino finale dipende dai seguenti fattori:

- Ceppo di lievito (interessante spunto di indagine su cui però al momento c’è poco

materiale)

- Temperatura di fermentazione: massima produzione a 30°C

- pH: massima produzione a pH alti (4)

- aereazione: favorisce il ciclo di krebs, e quindi la formazione di acido succinico

- presenza di azoto: è correlata positivamente, e in special modo la presenza di aspartato

e glutammato

- presenza tiamina (B1), biotina (B7) e acido pantotenico (B5)

- grado zuccherino

- presenza di solidi sospesi

- fermentazione in legno

Il ruolo dell’acido succinico nei vini da uve mature e con alta

gradazione alcolica

L’acido succinico è l’acido maggiormente prodotto dal lievito, può quindi essere interessante

capire quali ceppi siano i maggiori produttori. Non può purtroppo essere considerato come un

sostituto dell’acido malico, in quanto la sua forza di dissociazione acida è minore.

Però lo si può, però, considerare un acido molto importante per quei vini che svolgono la

malolattica in presenza di scarsi tenori di acido L (-) malico, gli stessi che danno

conseguentemente scarsi tenori di acido L (+) lattico (inferiori a 1 g/L).

Probabilmente il suo ruolo principale può essere applicato nella produzione di vini (sia bianchi

che rossi) da uve molto mature, con gradazioni alcoliche superiori ai 14%, nei quali è molto utile

a evitare una piattezza dovuta ad acidità necessariamente basse (specialmente la parte

malica).

L’induzione di una sua maggiore produzione, può essere svolta modulando la disponibilità di

azoto, vitamine e torbidità, in attesa di capire quali ceppi ne siano i maggiori produttori.

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